Questa storia inizia nel 2008, con me disteso sul pavimento dell’azienda e in cerca di risposte.
Risposte? Sì, il lavoro di un designer atterrato improvvisamente nel complicato mondo del design dell’ufficio da un mondo di progetti e di incarichi completamente diversi, è un lavoro di comprensione di un nuovo alfabeto e di gente alla perenne ricerca di soluzioni veloci e da bruciare prima di altri.
Un mondo di simpatici incendiari, un po’ fuori dalle autostrade del design dei fighetti e dei tempi della moda e di una clientela esigente e attenta agli sgarri più che ai meriti.
Sul pavimento a prendere le misure di un piedino di regolazione della scrivania 6×3. Sei centimetri di lato per tre centimetri… e in proporzione aurea per altezza con la proiezione del segmento tracciato sul prolungamento dell’arco costruito sul… ecco avete capito che era pane per i miei denti e godevo sapere di essere entrato in una realtà che amava e seguiva metodi di disegno, matematica, arte, poesia e altri dettagli.
Insomma da qualche mese ero inserito in ufficio tecnico e fin da subito mi avevano dato fiducia. Avevo iniziato imparando le terminologie corrette e un vocabolario progettuale che suonava a blocchi pesantissimi di legno e pannelli in truciolare e ancora di laccature colorate…
Sì, Ultom e il colore hanno sempre camminato insieme e al giovane Paolo di allora, amante della ricerca cromatica in qualsiasi ambito del progetto di design, questa cosa confortava come ancora oggi lo conforta e lo accompagna in molte scelte progettuali.
Ma Ultom è una mamma severa quanto attenta ai movimenti che fai e, pronta al tutto e al di più, da brava e simpatica incendiaria di micce sempre pronte a prendere scintilla, mi chiede di… ridisegnare il piedino della loro scrivania dal nome 6×3.
Ed ecco il motivo di me disteso per terra in un torrido luglio cittadellese a trascrivere misure con calibro e squadretta.
“Alza il piedino, abbassa il piedino, ruota il piedino, srotola il piedino…“
Un piedino in metallo a cui trasferire il logo sabbiato e sul quale semplificare tanti piccoli dettagli costruttivi e di rifinitura che, a dire dell’azienda, avrebbero sicuramente portato preziosità e distinzione ad una bella scrivania operativa dalla struttura in metallo e declinabile dalla funzione operativa a quella direzionale con una facilità da spiazzare anche le più grandi aziende dai marchi altosonanti.
E questa è la logica che ci permise di partire dal piedino di una scrivania, per passare dalle scrivanie ai contenitori operativi, fino a tentare una strada rivelatasi poi lunga e complessa quanto divertente e arricchente per nuove produzioni e proposte all’allora troppo grigio e ingessato mercato del design ufficio.
Quindi procediamo alla riprogettazione tecnica ed estetica di 6×3 e tutto va bene… ma qualcosa accade subito dopo qualche mese…
Si perché l’appetito vien mangiando e il desiderio di ripensare anche i contenitori della stessa linea si fa forte.
Sarà la stessa dirigenza di Ultom a chiedermi, nel Settembre dello stesso anno, di affrontare non solo un restyling della linea librerie 6×3, ma la possibilità di ampliare la gamma di soluzioni da operativo a direzionale, passando anche da una sensazione “home”, mai affrontata prima dall’azienda.
Ecco che mentre i giorni diventano sempre più corti le mie ore in azienda si allungano, il mio ritorno a casa si fa sempre più tardo. Lavoro, viaggio, analizzo i mercati e interrogo la struttura commerciale, chiamo a raccolta le figure decisionali di Ultom in un confronto sempre più aperto al dialogo e alla condivisione dei saperi e delle esigenze e, con ciò, l’allora UT – ufficio tecnico – si amplia con l’ingresso di un collega e amico da me proposto per seguire tutta la parte di progettazione interior e certificazioni ISO e quant’altro, lasciando a me il lavoro sulle strategie di innovazione e su un nuovo corso di direzione creativa.
Nasce così il primo Ufficio Progetti Ultom che si occupa di ricerca, sviluppo e innovazione.
Autunno e inverno al lavoro,
per dare vita a quella che a me piace chiamare “la libreria che non c’era”.
Pensiamo così a un nuovo concetto di libertà compositiva, struttura in nobilitato melamminico B/W (struttura pannelli nera e bordo bianco.. ma di questo aspetto vi parlerò in seguito), ante in nobilitato o in laccatura, rettangolari… sì, rettangolari e?…
Quindi ci viene l’idea di studiare un elemento grafico e formale da poter applicare al concetto di anta per rendere ancora più spinta la personalizzazione della libreria stessa, arrivando anche a pensare a un concetto di “parete”!
Parte così una ricerca serrata sulla tecnologia da poter applicare alla serializzazione del processo produttivo, e questo per standardizzare la futura produzione e per non ricadere come al solito nella necessità di proporre – ad ogni richiesta fuori serie da parte del cliente – la solita e costosissima variante “a misura” che nulla aggiunge al valore del prodotto sul mercato, se non un antipatico dispendio di denaro da parte di quest’ultimo.
Perciò, dopo la stesura di varie idee e dopo molti tentativi di far quadrare il disegno alla fattibilità tecnica ed economica…
nasce SeiXMe, con il suo sistema di ante concavo-convesse le quali, insieme alle classiche ante rettangolari esistenti, apre il mondo della libreria alla personalizzazione della stessa, annunciando la possibilità di comporre nuove immagini e giochi cromatici e affidandoci a ben venti tipi di laccature già presenti nel catalogo Ultom e trasformando questo grande oggetto modulare in uno schermo proiettante disegno, colore e sempre, con la massima concretezza e affidabilità richiesta da un mercato globale sempre più esigente, un piacevole messaggio di stile.
Con la nuova SeixMe si possono quindi gestire librerie a tutta altezza, fino ai 3,30 m…
possibilità di composizioni in larghezza da 1 a infiniti moduli (noi siamo arrivati a montare fino a 10 metri con due soli operatori in 1h e 15′ soltanto)…
personalizzabile anche per il posizionamento a centro stanza e a tutta altezza, senza problemi di stabilità e portata…
massima libertà compositiva e di disegno, diventando così uno schermo su cui proiettare la propria personalità…
o un simpatico messaggio scritto…
e dato che molti clienti Ultom sono amanti dell’arte, ci siamo divertiti a riprodurre i quadri di artisti quali Max Bill e Peter Halley attraverso la libertà di composizione delle ante…
ma questa storia, la storia del “libretto” composizioni, ve la racconterò un’altra volta.
E fu così che costruimmo la libreria che non c’era, la libreria che c’è ancora e ancora si chiama SeiXMe e che ordina i libri e i documenti in uffici in tutto il mondo, oggi anche a casa di molti clienti.
Insomma, mi piace raccontare come questo lavoro del designer, se svolto con impegno, insieme alle persone giuste e con i tempi giusti, seguendo un metodo che stimoli la capacità di mettere in discussione e, se serve, resettare e ripartire, sia lo strumento che porta il prodotto a parlare del DNA dell’azienda, generando una catena di informazioni genetiche che collaborano a comunicare una storia aziendale fatta di valori condivisi, competenza e di messaggi che portano nei luoghi dell’abitare emozione e valori identitari, umani e durevoli nel tempo.
Guarda SeiXMe nel mio portfolio
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