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La mia ceramica è fatta di segno e senza disegno non avrebbe motivo di esistere, lascerei semplicemente fare agli altri. Condizione essenziale per essere dei bravi compositori è conoscere la musica quindi. Non ho mai creduto nell’improvvisazione se non dopo un’accurata ricerca del proprio suono, dell’assetto ideale su cui costruire un’architettura.
Così Andrea Calatroni ha improvvisato, le “Congiunzioni” che accompagnano le storie dei Markandré sono rivelatrici di un mondo coltivato nel profondo delle emozioni, come dello studio di una immagine sempre più nitida di sé, di comprensioni e incomprensioni, di amore, di eros e cadute, di improvvisate e chiarimenti.
Andrea lavora con me ormai da un anno, omaggio così il suo esistere nelle mie ceramiche e del loro esistere anche per merito suo. Queste foto che ha scattato Andrea Rinaldi nell’Ottobre scorso in Piana D’Oriente da Renata Bonfanti, testimoniano carattere, felicità, lo stare in piedi dominando con l’ironia, cose che fanno un ritratto quasi dadaista di Andrea Calatroni, ritraendone un uomo trasformista ma concreto, instancabile sotto la propria luce e maestro nel rimanere ancorato e fedele al proprio strumento, che lui trasforma e amplifica di volta in volta cambiandone il tempo e l’accordatura, con ironia e stile inconfondibile. Mi sta insegnando tanto, le fortune arrivano e se te ne accorgi devi dire grazie. Grazie davvero.
Questo è il link all’opera di Andrea, Congiunzioni
Buona lettura,
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