Capita che il cuore faccia da cassa di risonanza alla fatica. Capita che, affaticati ci si affacci ai sentimenti sperando in una musica di accompagnamento. Capita di finire immersi nei pensieri, tra le onde che formano le dita indicando un punto lontano, che si muove, sperando sia una stella. Poi scopri che sono solamente luci, tremolanti, di un aereo che passa, di un altro attimo che non sta fermo, ancora una cosa che non ti lascia pensare, che non ti lascia le braccia molli, e tu lo vorresti tanto.
Capita che ti stanchi a ricostruire, allora dai una manata che ti sembra forte, e cade qualche pezzo colorato, di intonaci di un tempo, di vecchio che sa di calce e fragola, volevi di più, avresti voluto esser forte. Ricordi era estate, eri piccolo per dividere il reale dai desideri ma immaginavi tanto, immaginavi tutto.
Ecco, capita che il cuore faccia fatica a raccogliere e conservare la memoria, che è poi compito della mente, ma si sa, il cervello non pulsa, spara e rispara, lavora, non si ferma. Dai un’altra manata, la perdi di vista perché hai chiuso gli occhi troppo presto, e senti cadere quasi tutto, un rumore di scariche elettriche, che per te è musica. Non l’avresti mai sperato ma ti piace. Non apri gli occhi e stai lì, la stella te la ricordi, ora, e tutto prende colore. Si riparte a costruire, ricominci a esser forte.