La ceramica è un bellissimo materiale, è malleabile e si presta a tantissime cose, ma ha un difetto. Parla sempre e solo di se stessa.
La ceramica parla da sempre di ceramica e niente altro, e a me questo non interessa.
La ceramica può, deve oggi raccontare storie diverse dalla propria, la ceramica è per me un mezzo e non il fine.
La ceramica deve raccontare di ognuno di noi, non di chi la fa. C’è chi non sarà d’accordo per ciò che dirò adesso e ci sta, visioni opposte confermano e rivelano nuove dialettiche utili al confronto e alla ricerca, il pluralismo delle visioni progettuali non mi ha mai preoccupato, anzi.
C’è però da dire che oggigiorno non ci si può fermare ancora alla sudditanza del fuoco, alla rivelazione fenomenologica di uno spirito nella <materia> che è tema ormai superato dalla ricerca tecnico scientifica e dal nuovo disegno dei luoghi dell’abitare.
Il mondo ha bisogno di nuove forme per gli occhi e di storie da raccontare e da poter toccare con le mani, l’uomo e la donna hanno bisogno di nuovi idoli per i loro riti domestici, sono loro che devono tramandare le nuove conoscenze e che devono vincere le loro paure. La ceramica ha un compito nuovo adesso e io provo a disegnarne i contorni, i volumi, i pesi e i colori.