In questi ultimi anni, di tutti i progetti, disegni e stradisegni che ho prodotto, ciò che ancor oggi mi convince di più sono sempre e solo quelle forme immaginarie, libere, svincolate da ogni dovere e marcatamente fuori scala che a fine serata mi trovo di fronte, appoggiate a un tavolo che da tempo è sempre lo stesso. Mi fermo a ragionare per un po’, infine chiudo e vado a dormire, ma è già notte da un bel pò. Posso affermare quindi, con assoluta certezza, che proprio nei momenti in cui sono solo coi miei strumenti e un piccolo fascio di luce a illuminare poche cose, solo allora invento. Anzi, in-vento. Non che di giorno io non inventi, solo l’universo può immaginare cosa combina a mia mano quando penso. In-vento.
Se ne va tutto con qualche vento, poi torna, intanto aspetto, mi invento qualcosa perché torni quel vento ma, come ho già detto, invento di notte non funziona, mi sa che è proprio in-vento. Lascio i pensieri liberi e non li accudisco, nascono e rinascono diversi, non muore mai niente in quegli attimi e tutto ciò mi rende contento, felice di esistere. Iperboli fantastiche finché durano.
Capita poi che io abbia bisogno di starmene fuori da qui e parto, cammino nella notte o vado a bere qualcosa con gli amici, pure lì in-vento, perché gli amici in fondo in fondo lasciano il mio vento libero di soffiare. Mi si lascia andare insomma, è bello poterlo dire ogni tanto.
Disegnare ceramica è vincere una battaglia contro i diagrammi. Che sono quegli schemi antipatici che ti insegnano quando sei piccolo e fragile e devi un po’ alla volta imparare ad arrangiarti. Ecco, il periodo più florido è proprio quello, lo sarebbe se ti abituassero a pensare alla forma, a concepire questo termine come qualcosa di necessario, non perché non lo sia ma se domini bene una forma, se finalmente hai ottenuto qualcosa dallo studio dei segni e dalla padronanza su questa terra dei loro più intimi movimenti celesti, ecco che arrivano a dirti che la forma segue la funzione e ti ritrovi improvvisamente a non capire. Sinceramente non se ne può più, tutto deve esplicitare un funzionamento. Se aveste chiesto a Gabriele D’Annunzio di spiegarvi il funzionamento dei suoi versi e del perché li avesse scritti proprio così e non colà e a cosa sarebbero mai serviti, sareste stati inseguiti dal vate col biplano e con conseguenze mica di poco conto. Io mi chiedo perché si debba avere sempre un diagramma sottomano. D’accordo non fa tanto bene uscire di casa senza un perché tutti i giorni, ma quando nessuno ci chiede nulla, ritorniamo per un tempo gli abitanti dei nostri stessi gesti, delle fantasie e delle gioie. Della purezza. Se vi dicono che tutto ciò è stupido non fateci caso, ribattere sarebbe semplicemente una battaglia persa contro la non-conoscenza.
Disegnare ceramica è anche questo, in-ventare, lasciarsi prendere da un vento così e starci dentro con tutto ciò che ci portiamo appresso. Desideri, parole, musica e disegni, non saranno mai così umani come in quei benedetti momenti. In-ventiamo.