Il posto della ceramica

Ho sempre ritenuto la casa il posto per dare un senso all'esistenza della ceramica. Non il posto giusto ma il suo, è diverso che parlare di spazio o di ambiente. Sì, la ceramica nasce come attrezzatura per la domus, senza ceramica non sarebbero esistiti vasi o scatole per vari usi e funzioni e non sarebbero stati modellati recipienti per l'acqua e l'olio o per la conservazione dei cibi. Senza ceramica non avremmo avuto l'architettura e insomma tante altre cose. Ho sempre pensato che ancora oggi la ceramica dovesse - e potesse - trovare un posto in tutte le nostre case, indistintamente, ma gli usi e i costumi sono cambiati, in ogni parte del mondo. Il debito di riconoscenza all'antico posto della ceramica lo deve la plastica, le materie plastiche in genere se vogliamo, la ceramica è il materiale plastico per eccellenza, quindi non ha a prescindere un valore aulico aggiuntivo, non è scultura, non è <cavare>, anzi, la <modellazione>, la [...]
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Notturno

Non c'è fine alla luce. C'è che a volte si arriva stanchi al termine del giorno. E guardi in cielo e scopri una luna, poi giri il cielo con gli stessi occhi e vedi una nuvola, poi volti lo sguardo dove è ancora più buio ed è davvero buio. Rimanere lì può significare la fine. Del giorno. O del buio. LA CASA NUOVA - Markandré Fotografia Analogica per Demo Ceramics, 2016Model Barbara Xu [su_youtube url="https://www.youtube.com/watch?v=Rhge-ZOgfsw"]  
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Due

Dualità. Non credo finora di aver insistito poi tanto sul concetto di dualità, almeno a parole intendo. Sì perché ogni mio progetto è duale, intendo nel suo continuo rimando alla realtà come doppia forma, uomo-donna, luce-ombra, bene-male, eros-thanatos, pianta-sezione e così via, per un sé architettonico che ne diventi metafora dal principio, durante e dopo. Perché lo spazio è architettura e io lo so che è una dura realtà, ma bisogna prenderne atto. E si deve darne atto alla vita, l'uomo non è artefice di creazioni, l'uomo costruisce o semmai <genera> imbrogli, pensieri che sanno di buono o di cattivo. Non credo di aver insistito programmaticamente nella <dualità> perché non credo ci sia rapporto preferenziale. In terra, tra esseri viventi o esseri viventi e non viventi insieme, l'uomo si regola e sa se approfittarne oppure no, c'è una fenomenologia tutta hegeliana dietro alla sostanza prima dell'idea, è duale appunto. Uomo-donna, maschio-femmina, angolo-facciata, tutto ciò che vive per mezzo dell'altro si manifesta [...]
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Tu non hai paura

Capita di sentire paura, 'che se passa per il filtro della ragione siamo esseri umani. Quindi va bene così, l'importante è non farsi fottere dalla fifa. La paura è uno stato dell'Essere, a mio parere piuttosto nobile per un essere umano. Capita di sedersi sulla riva del fiume - quante volte sento nominare questo pensiero di Confucio - e se invece di "veder passare il cadavere del nemico" il fiume ti guarda, allora ti caghi sotto. Ed hai paura. Provo a vincere la paura, cerco di darle un volto e di affrontarla. Non sono mai stato bravo a dare consigli, praticamente non ne do mai, spero sempre di dare un buon esempio, dovesse capitare che faccio qualcosa di rilevante, ma consigli mai. Però questa volta te ne lascio uno che è anche un esempio.  Markandré Fotografia analogica per DEMO CERAMICS, 2016 Quando te la fai letteralmente sotto, disegna un po' della tua vita. Puoi farlo con carta e penna, tanto non serve disegnare bene [...]
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A colori

Se io potessi immaginare un mondo in bianco e nero sarei triste, ma mi piacciono i film di Bergman e la Berlino di Wenders. Nel dubbio penso <a colori> e ricordo bene quando ho imparato a riconoscerli. Rosso-sangue, giallo-sole, blu-cielo, verde-erba, bianco-luna e via così. Riconoscere il proprio colore ti salva un po' di anima e ti riporta a casa, ai suoi odori, ai suoni che la abitavano, senti i passi di tante stagioni che ti friggono ancora in testa. Così, se hai avuto primavere acide e improvvisamente nel Maggio più bello ti sei innamorato puoi vedere ancora la sua pelle bianca, sotto l'acacia che sapeva già di miele, tu e lei, in riva a un ruscello poco abitato, capelli lunghi e neri, ricci i suoi. Echoes, "Disco", finitura custom a smalto opaco In autunno poi ti fermi e vorresti salire sul bus per tornare a casa, cambiare le strade a com'erano prima, stringere un libro che ti costò ben [...]
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The Ceramic Tales Picture Show

Pensieri Architettonici, di Stefano Olivieri e Paolo Demo, 2014 - Galleria Browning, Asolo (TV), a cura di Steve Bisson. Quando mi ritrovo a spiegare cosa faccio e perché lo sto facendo in questo modo, mi pare di stare in teatro. Ma non in un palco qualsiasi, bensì in una di quelle scene in cui tu parli davanti al telone mentre dietro le quinte stanno cambiando ancora una volta la scenografia. Improvvisamente ti fanno cenno che è tutto pronto, si alza il sipario e ti ritrovi in una scena diversa da quella che era in programma. Così cambi il copione, ma sei credibile se dici sempre e solo la verità. Che, intendiamoci, non è che la tua verità, perché il pubblico ti vuole bene e ti riconosce, ma non perdona se fai la cazzata di cambiare troppe volte il copione. Questa la metafora della mia vita a spiegare cose, 'che poi a saperle fare è lo stesso paio di maniche, se non fai non spieghi [...]
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In vento

In questi ultimi anni, di tutti i progetti, disegni e stradisegni che ho prodotto, ciò che ancor oggi mi convince di più sono sempre e solo quelle forme immaginarie, libere, svincolate da ogni dovere e marcatamente fuori scala che a fine serata mi trovo di fronte, appoggiate a un tavolo che da tempo è sempre lo stesso. Mi fermo a ragionare per un po', infine chiudo e vado a dormire, ma è già notte da un bel pò. Posso affermare quindi, con assoluta certezza, che proprio nei momenti in cui sono solo coi miei strumenti e un piccolo fascio di luce a illuminare poche cose, solo allora invento. Anzi, in-vento. Non che di giorno io non inventi, solo l'universo può immaginare cosa combina a mia mano quando penso. In-vento. Pull-Lovers - Stampi di produzione, Demo Ceramics 2016 Se ne va tutto con qualche vento, poi torna, intanto aspetto, mi invento qualcosa perché torni quel vento ma, come ho già detto, invento di notte [...]
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Se all’improvviso in un giorno d’inverno

Non tutti i giorni sono di vetro. Ci sono giorni forti, di polvere e di fango, di terra e di buon odore come l'inverno al ventuno di Dicembre. Se all'improvviso in un giorno d'inverno il sole non bussa ma entra da solo è perché sa che oggi bussare non serve, oggi nessuno ha paura. Non tutti i giorni sono impuri, ti basta guardare negli occhi un bimbo e rivedi te stesso. Sembra l'erba più chiara, mentre si sta piegando, non è morto ciò che tace, ora dorme. Demo Ceramics - Bassano del Grappa, 2016 Se all'improvviso in un giorno d'inverno ti capita d'innamorarti del silenzio tu taci, fai come se non ci fossero confini. Fai finta di avere tra le mani una materia nuova, fai il gioco di chi conduce il gioco pur sapendo di dover rischiare, dai il massimo senza dare tutto, sconfina ancora. Ieri sera ero insonne, durante la notte un'amica mi ha scritto che vorrebbe le disegnassi la felicità, allora la [...]
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Musica

La musica ha sempre giocato un ruolo fondamentale nel mio lavoro. Di formazione sono architetto, e l'architetto lo faccio ancora, "disegno case, disegno cose" mi piace dire, forse disegno più cose nell'arco di una settimana, di un mese, di un anno, ma compongo. La composizione racchiude e combina i fondamentali del comporre, le regole che puoi superare se - e solo se - le hai fatte tue - e se te la senti di farlo prima o poi, ovvio, con tutte le problematiche che la scelta comporta -, tutto ciò trova ordine in un vocabolario compositivo, mai statico e ferreo nella regola, ma sempre in evoluzione. Ma qualcosa di più profondo regola il carattere del segno, del disegno, del comporre una scala di spazi, come una scala di note, qualcosa che detta le regole a chi alle regole si appoggia come a colui che le può finalmente decostruire per poi ricostruire in altro modo. Si chiama armonia. L'armonia sarebbe qualcosa di [...]
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